NADINE FECHT

-Biography




NADINE FECHT (1976)
Nata nel 1976 a Mannheim, Nadine Fecht vive e lavora a Berlino. Ha studiato lingue e disegno archeologico all'Università di Humboldt a Berlino e ha conseguito una specializzazione in Belle Arti presso l’Universität der Künste di Berlino. I suoi disegni e le sue installazioni su larga scala, di natura concettuale, sono stati esposti al Kunstmuseum di Basilea, all'Hamburger Kunsthalle, al Kupferstichkabinett, alla SMB di Berlino, al Kunstverein Harburger Banhof, al Museum for Concrete Art e all'Akademie der Kunste di Berlino. A partire dal 1999, ha ricevuto varie borse di studio e premi e nel 2014 è stata insignita del prestigioso Will Grohman Preis dalla Akademie der Künste di Beriln. Dal 2015 al 2017 ha insegnato disegno su larga scala alla Braunschweig University of Art e al Mozartem di Salisburgo. Le sue opere fanno parte di numerose collezioni private e pubbliche, situate soprattutto in Germania e Svizzera. La pratica di Nadine Fecht si muove fondamentalmente nel regno del disegno espanso. Il suo approccio al disegno nelle installazioni concettuali, sia su piccola scala che espanse, ruota intorno a argomenti molto specifici: in generale, si tratta del rapporto tra l'individuo e se stesso, gli altri e la società. Una particolarità del lavoro di Fecht è che molte delle sue opere si basano sulla scrittura e sulla tipografia a vari livelli. Spesso prendono forma di esercizi di scrittura autoimposti che ricordano nozioni di autodisciplina, auto-condizionamento, forse persino autocontrollo, e tutte le implicazioni sociali che vanno di pari passo con questi temi. Alcune delle sue serie, inoltre, raccontano lo spazio pubblico come zona di conflitto, attraverso elementi o segni che rendono l'immagine o la parola in qualche modo disfunzionali. Fecht segue e si appropria di questa connessione di illeggibilità usando diverse tecniche, dalla tipografia alla vernice spray, dai lavori su carta alle installazioni su larga scala, dai video alla tecnica mista. Nadine Fecht inverte la zona del conflitto, non le permette più di "esprimersi" e ne sopprime i significati, rendendo il gesto dell'illeggibilità qualcosa di sovversivo. Caratterizzato da una velata componente politica, il suo lavoro tratta infatti argomenti come la relazione psico-sociale dell'individuo in una società moderna costituita da lavoro auto- alienante, le costruzioni di valore e inutilità, autostima e identità, e l’innesco di possibili movimenti sociali e sconvolgimenti.

Born 1976 in Mannheim, Nadine Fecht lives and works in Berlin. She studied languages and archeological drawing at Humboldt University, Berlin and received an MFA in Fine Art from Universität der Künste, Berlin. Her conceptually driven, large scale drawings, and installations have since been exhibited at Kunstmuseum Basel, Hamburger Kunsthalle, Kupferstichkabinett, SMB Berlin,Kunstverein Harburger Banhof, Museum for Concrete Art, and Akademie der Kunste Berlin among others. Starting from 1999, she received various scolarships and grants, and in 2014 she was awarded with the prestigious Will-Grohman Preis by Akademie der Kunste of Beriln. From 2015 to 2017 she thought expanded drawing at Braunschweig University of Art and at Mozartem Salzburg. Her works are part of several private and public collections, located especially in Germany and Switzerland. Nadine Fecht's practice is fundamentally based in the realm of expanded drawing. Her approach of drawing in her conceptually driven installations, both small scale and expanded, revolves around very specific identifiable topics – at the most general speaking level – the relationship of the individual to oneself, to others and to society. A peculiarity of Fecht’s work is that a lot of her artworks deal with writing and typography on various levels. They often take form of self-imposed writing exercises negotiating notions of self- discipline, self conditioning, maybe even self-control, and all the societal implications that go hand in hand with these notions. Some of her series also negotiates public space as a conflict zone through elements or signs that make the image of the word in some way disfunctional. Fecht follows and appropriates this connection of illegibility by using several media, from typography to spray paint, from works on paper to large-scale installations, from video to mixed media. Fecht reverses the zone of conflict of 'expressing oneself' and suppresses utterances by making the gesture of illegibility something subversive. Her slightly politically-driven works deal with topics such as the psycho-social relationship of the individual in a modern society constituted by self-alienating labor, the constructions of value and worthlessness, self-worth and identity, as well as thereby triggered possible social movements and upheavals.





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